DICHIARAZIONI D’INTENTI DEI SOCI PROMOTORI

                              

Attualmente, per ragioni tecniche e giuridiche, Radio Città è inevitabilmente organizzata in forma di società di capitali, dal momento che è stato necessario rilevare la preesistente Radio 103 Adriatico Centrale srl;

gli otto soci promotori, sin dal momento della sottoscrizione delle quote, hanno dichiarato e qui ribadiscono di non perseguire alcun fine di lucro, ne in qualità di soci, di voler incidere nelle scelte editoriali.

Compatibilmente con la situazione finanziaria della società e con l’auspicabile successo dell’iniziativa, è prevista in un secondo momento la trasformazione dell’attuale forma societaria in altra e la contestuale creazione di una società controllata direttamente dai lavoratori e dai collaboratori della radio con la partecipazione di ascoltatori, organizzazioni, associazioni, gruppi di uomini e donne.

E’ indubbio il peso dei mezzi di comunicazione di massa nel condizionare opinioni e comportamenti.

E’ fin troppo banale constatare l’estrema concentrazione dei media e la negazione del diritto di comunicare per la stragrande maggioranza della popolazione.

In questo scenario è importante lo sviluppo di una rete di media indipendenti dai gruppi politico-econimici dominanti e dello Stato.

Radio Città va considerata, innanzitutto, come strumento di comunicazione a servizio della comunità locale autonomo da qualsiasi partito, associazione, impresa o istituzione.

L’indipendenza di Radio Città è la garanzia della possibilità di far emergere le contraddizioni, raccontare la pluralità del reale e dare voce soprattutto a chi finora nei media non l’ha avuta mai o solo molto limitatamente.

Per dare forza a tale progetto e per le affinità che in questo senso vi troviamo, Radio Città entra a far parte del “Popolare Network”, una struttura radiofonica consolidata a livello nazionale da molti anni e di elevata qualità, e la più grande rete di informazione indipendente in Europa.

Ma i desideri dei promotori di Radio Città sono anche altri, poiché notiamo che il pensiero critico e i movimenti sociali nel nostro territorio incontrano forti difficoltà a radicarsi e svilupparsi. Ciò accade anche a causa della mancanza di strumenti/luoghi che con una certa continuità ed autonomia diano a questo pensiero e a questi movimenti visibilità e forza. Quindi, soprattutto riguardo alla “cronaca” e alla vita regionali, Radio Città cercherà di esprimere, elaborare, stimolare e valorizzare posizioni, proposte ed anche azioni che, altrimenti, troverebbero poco o nessuno spazio.

Radio Città vuole essere uno degli strumenti per cambiarci e migliorarci la vita qui ed ora, vuole essere un luogo di confronto, di intreccio, di scambio di esperienze, nella comunità locale e tra questa e l’esterno.

Radio Città vuole valorizzare queste esperienze, renderle patrimonio di tutti e dare un contributo, in questo modo, al superamento della frammentazione sociale e dell’isolamento degli individui.

A fronte del frenetico bombardamento di notizie decontestualizzate e senza storia cui è sottoposto il pubblico dei media, Radio Città intende dare spazio alla riflessione, all’analisi e connessione dei fatti. Radio Città vuole mantenere un legame con la memoria storica e stimolare il sapere consapevole rispetto alla realtà e alla possibilità di trasformarla con l’agire collettivo.

Riteniamo opportuno, inevitabile e giusto intrecciare la politica alla cultura e ai percorsi esistenziali. Sappiamo di agire contro la sensazione di impotenza rispetto alle ingiustizie, alle violenze, alle discriminazioni, alle ineguaglianze, al non rispetto dei diritti e ai ricatti, anche contro la logica dell’affrontare in modo solo individualistico la quotidianità, una logica che consideriamo alla lunga frustrante, faticosa e perdente per la maggioranza degli uomini e delle donne.

Il desiderio di relazioni umane più ricco si è concretizzato in progetto: dare vita ad una emittente non omologata oltre i limiti di ciò che già esiste nel panorama radiofonico regionale, trasmettere parole e suoni che altrimenti non sarebbe possibile ascoltare.

Questo è il senso complessivo del progetto di Radio Città, un progetto che desideriamo che non sia mai compiuto, chiuso e patrimonio esclusivo di pochi, ma sempre aperto alla fantasia, ai bisogni e all’intelligenza di tutti coloro che non sono completamente assuefatti alle logiche del profitto o delle clientele politiche.

Questo progetto è una scommessa. Per vincere questa scommessa non servono semplicemente ascoltatori ma partecipazione attiva al finanziamento, alle iniziative e ai momenti di confronto.

Questa scommessa si vince insieme ed in piena autonomia

Pescara, Novembre 1996

 

DOCUMENTO POLITICO-ORGANIZZATIVO

“lo stato dell’arte”

In questa fase di trasferimento della radio dalla sede di Spoltore alla nuova sede di Pescara è necessario definire con maggiore precisione il progetto di RADIO CITTA’ per rilanciarlo. Questo documento è in continuità con la dichiarazione d’intenti del novembre ’96, che traccia il “senso complessivo” del progetto.

Le persone firmatarie di questo documento sono quelle che più di altre hanno seguito e curato la ricerca e la «messa in opera» della nuova sede e, quindi, hanno reso possibile il mantenimento in vita e la continuità del progetto RADIO CITTA’.

Per questo pensiamo che siano loro ad essere legittimate a definire e proporre le linee generali politiche ed organizzative di questa fase di rilancio del progetto di RADIO CITTÀ’, per sottoporle alle valutazioni di tutti coloro che gravitano attorno alla radio.

Non si tratta di imporre delle decisioni, non si tratta di colpi di mano, ma semplicemente di adottare il criterio che appare più praticabile per reiniziare l’attività nel modo più rapido ed efficace.

La rapidità e l’efficacia sono dettate dalle scadenze e dagli impegni tecnici e finanziari che devono essere rispettati per mantenere in vita questo progetto.

E’ un criterio che va messo alla prova dei fatti e che non esclude, anzi è pensato per rilanciare nel modo più ampio, data la situazione attuale, la partecipazione e la possibilità di proposta da parte di chi ne avrà voglia.

Dopo più di due anni dall’inizio delle trasmissioni pensiamo che gli intenti che avevamo dichiarato nel ‘96 non siano stati stravolti, ma hanno incontrato prevedibili difficoltà che ci conviene rimuovere.

 

Iniziamo dalla situazione finanziaria.

La radio è ancora in vita e ciò non è poco, considerando anche il contesto complessivo nazionale in cui le difficoltà per le radio non commerciali sono aumentate.

Questa fase immediatamente successiva al trasferimento e alla preparazione degli studi è la piu’ delicata dal punto di vista finanziario.

Si tratta di resistere finchè andranno in porto alcune operazioni.

Questa serie di operazioni (vendita di una frequenza, rientro di finanziamenti pubblici) ci permetteranno di avere un margine di tempo per riorganizzarci anche sul fronte auto- finanziamento.

In questo senso influirà anche il potenziamento dell’apparato di trasmissione, che è in corso e ritarda solo per motivi burocratici.

Per il mutamento della forma societaria, accennato nella carta d’intenti, si attende il varo di una normativa più favorevole dell’attuale, che comporterebbe spese troppo ingenti per questa operazione.

Per quanto riguarda la “consapevolezza”, il metro di valutazione che ci interessa, come si capisce dalla carta di intenti, è la capacità dello strumento radio di essere presente ed incidere rispetto alla realtà di chi vive nel nostro territorio.

In questo senso ci sono stati momenti positivi (vicende dei parcheggi sotterranei a Piazza Salotto, strada parco e senzatetto), e, più in generale, la radio è stata uno dei veicoli, a livello locale, della produzione musicale, culturale o di uso delle tecnologie più innovativa e radicale.

Quel che è mancato è stato la crescita di un collettivo e, quindi, la capacità di agire in modo più continuo ed incisivo.

Ciò era anche prevedibile per una struttura basata sul lavoro volontario, che esiste in un contesto nazionale di disgregazione sociale, e d’altronde la stessa dichiarazione d’intenti non nascondeva queste difficoltà.

 

Il trasferimento della sede è stato pensato ed attuato anche per tentare di rimuovere alcuni ostacoli materiali alle potenzialità di aggregazione dello strumento radio che sono rimaste inespresse inquesti due anni. Non pensiamo ovviamente che questa sia la soluzione sicura, ma è almeno un elemento per il rilancio del progetto, per non lasciarlo “vivacchiare” su iniziative anche buone, ma troppo episodiche e poco condivise.

Lo stesso slogan della radio “ritmo e consapevolezza” indica una compenetrazione tra i due aspetti che c’e’ stata finora molto poco, anche per la poca frequentazione comune del “luogo” radio.

Questo non ha certo favorito le relazioni interpersonali, che, probabilmente, hanno maggiore possibilità di svilupparsi in modo più chiaro d’ora in poi nella definizione più precisa, nell’arricchimento e nell’attuazione pratica del progetto di RADIO CITTA’.

Questa è per noi la base indispensabile per trovare un “modo” di comunicare adeguato ai nostri tempi e ai nostri luoghi, nel rispetto e nel confronto delle diverse esigenze e modalità di espressione.

Non riteniamo che per far questo esistano ricette preconfezionate, ma solo la necessità di sperimentare, superando i “compartimenti stagni”, che a volte hanno portato a incomprensioni inutili o controproducenti rispetto agli intenti del progetto.

Rimaniamo sul tema “consapevolezza” e cerchiamo di vedere a grandi linee quale vorrebbe essere il nostro “impatto con la realtà”, anche per meglio specificare gli aspetti della dichiarazione d’intenti che si riferiscono al pensiero critico ed ai movimenti sociali.

In questi anni di esistenza della nostra emittente sono continuati processi ritenuti negativi dai promotori di RADIO CITTÀ’. Stiamo parlando di processi che vanno avanti con diversa intensità a livello locale, nazionale ed internazionale: vita dura per iniziative artistiche e culturali che non seguano esclusivamente la logica e le imposizioni del circuito commerciale o quelle delle sempre più squallide clientele politiche; ulteriore degrado e cementificazione di molte aree urbane per soddisfare interessi privati di gruppi imprenditoriali che guidano o addirittura sostituiscono del tutto l’iniziativa degli schieramenti politici; traffico ed inquinamento a livelli da “delirio”; crescita della povertà non solo fra gli emarginati, ma anche fra chi lavora; difficoltà,  ricatti e spesso umiliazioni crescenti per procurarsi un reddito; vere e proprie “guerre fra poveri” ai danni degli immigrati fomentate da mezzi di informazione sempre più “infami” e pieni di stupidaggini quanto più asserviti ad interessi politici ed economici; diffusione delle droghe legali (alcool, tabacco, psicofarmaci) in contemporanea ai divieti su hashisc e marijuana; privatizzazione e/o diversa organizzazione dei servizi (formazione, sanità, telecomunicazioni, ferrovie, energia) che non si traduce in migliore efficienza, ma in aumento dei costi per gli utenti e maggiori profitti per pochi; aumento della precarietà, dei ritmi, della perdita di dignità, degli infortuni e delle morti sul lavoro, sia esso autonomo o dipendente; carenza di spazi per incontrarsi, socializzare e agire al di fuori della logica dei soldi e del consumo e guai a chi prova a prenderseli questi spazi.

Tutto ciò ed altro ancora ci porta insoddisfazione, in modo più o meno diretto, con più o meno difese a seconda della nostra condizione sociale, e con nostra più o meno consapevolezza. E’ forte il senso di estraneità e di scetticismo nei confronti di istituzioni e politica che nei fatti avallano, se non addirittura promuovono i processi di cui abbiamo parlato.

Questa insoddisfazione e questa estraneita’ sono una base forte per l’attività della radio. Sono una base forte per trasformare la passività in rifiuto consapevole e possibilità di agire per modificare la cultura, l’immaginario e il desiderio liberandoli da aggressività, ignoranza e  competitività.

Le conoscenze e le esperienze per fare questo circolano già fra di noi. Si tratta di valorizzarle, arricchirle e trasmetterle nel modo più efficace e nello stesso tempo a noi più congeniale.

Oggi viviamo una vita molto al di sotto delle possibilità di liberazione che già esisterebbero in una diversa organizzazione produttiva e sociale.

Le grandi potenzialità della scienza e della tecnica potrebbero assicurare all’umanità intera un’esistenza dignitosa ed invece, addirittura, lo spettro della guerra con i suoi orrori ci pone di fronte uno scenario raccapricciante imposto da chi oggi esercita il dominio. E la repressione assume forme sempre diverse.

Per diverse ragioni che non sono immodificabili, pur se insoddisfatti, subiamo per lo più l’ordine di cose esistenti e/o siamo molto scettici sulle possibilità di cambiamento, o, se ne siamo in grado, cerchiamo di ritagliarci dei margini di libertà.

E per molti sta finendo proprio la possibilità anche solo di pensare ad un cambiamento: è questo il migliore dei mondi possibili. Il mondo della merce diventa “il mondo naturale”, nel quale ci si trova fin dalla nascita.

Il mito della libertà viene proposto a noi in tutte le salse, a partire dalla pubblicità.

Viene proposto a noi soprattutto come individui singoli, ma proprio come singoli, tanto corteggiati e alla fin fine illusi, ci imbattiamo ogni giorno con autorità, controlli, pregiudizi, repressione soprattutto mentale e meccanismi che vorrebbero ridurci all’impotenza e/o al rincoglionimento.

Siamo liberi, ma quasi solo nell’immenso supermercato che sta diventando la nostra esistenza.
Le vie del tutto individualistiche di miglioramento, oltre che essere molto difficili, raramente e per pochi momenti ci tolgono l’insoddisfazione. E magari pratichiamo la fuga fisica e/o mentale, sacrosanta e indispensabile come sempre.  E su questa fuga, comunque, c’e’, a volte, qualcuno che ci specula e ci guadagna e da questa fuga, prima o poi, si torna all’impatto con la realtà.

A questa situazione, la radio cercherà, nei mille modi possibili, di urlare il suo “YA BASTA”.
Innanzitutto esistendo e creando ed allargando una comunità consapevole e desiderosa di una vita più degna di essere vissuta.

 

Questa è la nostra “politica”, che e’ diversa ed anzi combatte la politica degli imbrogli, dei discorsi ipocriti e dei fatti che mancano o che ci fregano.

E’ estremamente rara al giorno d’oggi una produzione di socialità ricca, (come comunicazione, fantasia, musica, sogno) sganciata il più possibile dalle logiche di sfruttamento e della merce, e perciò contro di esse, come scambio di esperienze,senza la pretesa di avere la verità in tasca, come capacità di fare proposte realistiche e di farle camminare e non solo di predicare e “criticare per criticare”.

Non è stata finora e non sarà una passeggiata, è ovvio, e per questo ci conviene una maggiore
e migliore organizzazione, proprio per non disperdere le forze che ci sono e per aggregarne efficacemente di nuove.

In base all’esperienza passata, alle intenzioni presenti ed alla conoscenza del contesto entro cui operiamo delineiamo un quadro organizzativo.

In sostanza si tratta di considerare l’attività sin qui svolta, ma nello stesso tempo senza farsene condizionare, tenendo presenti le nuove potenzialità della radio ed i soggetti nuovi che man mano si stanno già aggregando attorno all’attuale sede.

Si tratta di un quadro organizzativo che va sperimentato ed anche per questo evita di definire
scadenze in modo rigido, del tutto fuori luogo per una struttura tuttora basata esclusivamente sul volontariato e del tutto inadeguate per questa fase di re-inizio dell’attività.

Si evita di fare un elenco preciso di redattori, in quanto esso sarà definito durante l’attività concreta della radio. Si partirà con coloro che attualmente sono o sono stati più interni al progetto di Radio Città in un percorso di allargamento ed arricchimento. Le potenzialità di questo percorso già si notano nella nuova sede. Si tratta di un quadro organizzativo suscettibile di ampliamenti e modifiche che si rendessero
praticabili in seguito alla concreta evoluzione del progetto di RADIO CITTÀ’.

In ogni caso i nominativi elencati non si inseriscono in uno schema gerarchico, ma sono indicati in base all’attività svolta finora e fungono da punti di riferimento e coordinamento per non disperdere le forze.