Sono passati quarant’anni da quando il giornalista di Philadelfia Mumia Abu-Jamal è stato arrestato e accusato dell’omicidio del venticinquenne Daniel Faulkner, un ufficiale di polizia della città. Nel luglio successivo, una giuria emise un verdetto di colpevolezza unanime e Abu-Jamal è stato condannato a morte e sebbene mantenga la sua innocenza e la sua condanna a morte sia stata respinta nel 2011, è rimasto in prigione negli ultimi quattro decenni dove inizia i suoi scritti denunciando il sistema giudiziario degli Stati Uniti.
Mumia Abu-Jumal all’anagrafe Wesley Cook, nasce a Philadelfia nel 1954 e viene arrestato per la prima volta nel 1968 per avere protestato contro un meeting del Partito Democratico e la candidatura del segregazionista George Wallace. L’Fbi lo scheda come «persona da sorvegliare e internare in caso di allerta nazionale». Il programma di controspionaggio e infiltrazione, cosiddetto Cointelpro, lo individua come obiettivo da colpire in quanto appartenente alle Black Panter. Nel 1980, Mumia diventa presidente della Black Journalist Association, e sostenitore dell’associazione MOVE. Inizia anche una collaborazione giornalistica radiofonica dando voce ai poveri e gli viene dato il soprannome «voce dei senzavoce». Comincia a denunciare la corruzione all’interno della polizia e dei dirigenti politici locali. La svolta drammatica comincia forse nel 1978, a Powelton Villane, a Philadelfia, quando la polizia comandata da Frank Rizzo, aggredisce con violenza la comunità nera. Mumia denuncia i fatti e tre anni dopo la polizia attacca di nuovo la comunità con bombardamenti da elicotteri, uccidendo undici persone, fra i quali donne e bambini. A seguito delle denunce giornalistiche, Mumia viene licenziato dalla radio, e per vivere comincia a fare il taxista.
La mattina del 9 dicembre 1981, il fatto. Mumia vede suo fratello Billy che viene picchiato dall’ufficiale di polizia Daniel Faulkner. Jamal scende dal suo taxi ma viene colpito da un proiettile all’addome. Altri spari echeggiano ma sono rivolti all’agente, che viene ucciso. Dell’omicidio si presenterà come reo confesso , Arnold Beverly. Ma a questa confessione nessuno crederà mai. Il giudice del processo a Mumia, è Albert Sabo, ex sceriffo e molto vicino al capo della polizia Frank Rizzo. Nell’ambiente, il giudice Sabo viene soprannominato «capestro», per avere inflitto ben 32 condanne a morte. Il 2 luglio 1982 Mumia viene condannato a morte. Una serie di prove a suo favore non vengono tenute in considerazione. Intanto le date della sua esecuzione vengono di volta in volta rinviate. Solo il 27 marzo 2008, a seguito di una rivisitazione del processo, la condanna a morte è tramutata in ergastolo e successivamente nel 2011 respinta . Per Mumia Abu Jamal in tutti questi decenni di prigionia si sono mobilitati tantissimi attivisti, politici, artisti. Il gruppo musicale Rage Against The Mashine si è anche battuto moltissimo per la sua liberazione e ha scritto due canzoni in due diversi CD, «Freedom» e «Voice of the voiceless». Il rapper di New York, KRS-One, gli ha dedicato «Free Mumia». Mumia Abu Jamal è quindi diventato uno dei prigionieri più famosi al mondo e simbolo di una giustizia che al cospetto di pochi … non è uguale per tutti.
ASCOLTA I NOSTRI PODCAST SU MIXCLOUD
CLICCA IL BANNER PAYPAL QUI SOTTO PER SOSTENERE RADIO CITTA’
Articoli recenti
- Don Tino e il suo nuovo brano “Feel the reggae music”
- 25 Aprile 2023 – 78° anniversario della Liberazione a Pescara (PE)
- CITY SPLASH IL FESTIVAL REGGAE NEL CUORE DI BRIXTON / LONDON BIGGEST CELEBRATION OF REGGAE, DANCEHALL, AFROBEATS MUSIC, FOOD & CULTURE!
- L’Anpi Pescara su Radio Città con Aldo dice 26×1
- È uscito ufficialmente “Cosa c’è dentro te”, il nuovo brano di Don Tino