Un lungo striscione con i nomi delle 106 vittime di femminicidio di quest’anno è stato esposto davanti al Colosseo nel passaggio del grande corteo in marcia verso piazza Vittorio. Migliaia e migliaia di persone, 150.000 hanno annunciato le organizzatrici di Non una di meno dal palco di un camion che manda musica e apre la manifestazione. Una ragazza racconta “mi hanno chiesto come si può ballare con 106 donne uccise, ma loro sono morte perché volevano ballare libere”.
La parola d’ordine quest’anno che apre il corteo è “disarmiamo il patriarcato”. Le parole di Valditara che negava il patriarcato e pronunciate davanti a Gino Cecchettin, non sono state dimenticate. Prima della manifestazione, lontano dal corteo, davanti al Ministero dell’Istruzione, è stata bruciata una fotografia di Valditara. Nella manifestazione moltə insistono su questo concetto, il patriarcato esiste, non è un’ ideologia e non si può rispondere con tesi razziste.
Tantissime giovani donne, ragazze delle medie e liceali, con il volto dipinto di fucsia, come fucsia è il cartello con la scritta “sorella non sei sola”. Il senso di una battaglia comune accompagnate da molti uomini, consapevoli e organizzati. Un gruppo di uomini è salito su una terrazza con cartelli che riportavano “No significa sempre no”.
I numeri dell’ anno scorso non ci sono, allora la giornata contro la violenza di genere fu anche il frutto di una grande mobilitazione dopo la morte di Giulia Cecchettin, quel femminicidio ha prodotto una scossa che oggi è visibile anche qui, le richieste di aiuto delle donne vittime sono aumentate, ma il governo appare sordo nelle risposte culturali e sociali. Valditara è il più contestato perché non ha agito nel riconoscere l’ importanza di una educazione all’ affettività per tuttə, già dai primi anni di scuola, una domanda che oggi in piazza a Roma viene fatta con forza.
Anna Bredice Radio Popolare